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Federazione Foiv – LA LOTTA AI CAMBIAMENTI CLIMATICI PASSA (ANCHE) DAL VENETO: INGEGNERI PRONTI A DARE IL LORO CONTRIBUTO

Presentato il position paper della FOIV – Federazione degli Ordini degli Ingegneri del Veneto

Quasi mille ingegneri veneti hanno seguito oggi il webinar “Emergenza climatica: obiettivo 2030”, organizzato dalla FOIV – Federazione degli Ordini degli Ingegneri del Veneto per fare il punto sul contrasto ai cambiamenti climatici e sul contributo che, dal Veneto, enti e istituzioni possono dare su questo fronte. Nel corso dell’evento – organizzato con il patrocinio del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, della Regione Veneto e di Veneto Sostenibile – è stato presentato il position paper “Gli Ingegneri Veneti per il Cambiamento Climatico”, un documento che nasce dalla sensibilità e dall’impegno degli ingegneri veneti, che vogliono essere in prima linea contro quella che è una vera e propria emergenza climatica.

“Decarbonizzare, adesso. Queste sono le due parole che devono entrare nella mente di tutti, dai decisori alle persone comuni – ha sottolineato il presidente della FOIV, Pasqualino Boschetto. E il senso di urgenza che inducono è alla radice delle motivazioni di questo Position Paper, un documento di sensibilizzazione e divulgazione che la FOIV ha voluto predisporre. L’Italia si è data degli obiettivi di decarbonizzazione per il 2030 e per il 2050, intorno ai quali ha costruito il Piano Nazionale Energia e Clima e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. L’urgenza è data dal fatto che al 2030 mancano solo otto anni e le azioni da implementare sono così tante e complesse da costituire una sfida eccezionale, ma improcrastinabile. Per raggiungere tali obiettivi, e in particolare quelli di competenza della Regione del Veneto, cui la FOIV in primis si rivolge, occorre uno sforzo multidisciplinare su un campo vasto di settori, lanciando iniziative e progetti per i quali appare essenziale il coinvolgimento dell’ingegneria: in particolare riguardo alla sua specifica cultura e capacità nel contribuire a definire i programmi operativi e di gestirne lo sviluppo con le modalità del Project Management”.

“Se non si sviluppano oggi i piani strategici di lungo termine, nella seconda parte del secolo gli effetti del clima saranno drammatici per l’umanità – ha spiegato Marino Mazzon, coordinatore del Gruppo di Lavoro FOIV sul Cambiamento climatico –. L’Italia, e in particolare il Veneto, dovranno implementare le stesse azioni efficaci a livello sovranazionale e planetario ma, data la realtà peculiare dei territori, queste andranno modulate in modo specifico e di concerto. Un evidente esempio riguarda la costa veneta, con Venezia, che si trova in una situazione particolarmente delicata in relazione all’innalzamento del livello del mare”. E ha aggiunto: “È cruciale disporre di piani strategici di lungo termine, ai vari livelli (nazionale e regionali) all’interno dei quali considerare e gestire i cambiamenti epocali necessari, su tutti i settori economici, e armonizzarli con i cambiamenti e le conversioni sociali inevitabili e con i costi da sostenere. L’operazione è molto complessa e richiede l’apporto di numerose discipline fra certamente l’ingegneria, che ha un suo “mestiere” peculiare nell’analizzare alternative e valutare gli effetti, oltre che a definire i progetti e contribuire alla realizzazione attraverso anche il project management. La FOIV si mette a disposizione per collaborare assieme alle altre discipline e sotto la governance italiana per lo sviluppo dei piani e dei progetti necessari”.

Nella Tavola rotonda che è seguita alla presentazione, moderata dal direttore del Gazzettino, Roberto Papetti, ampio spazio è stato dato ai progetti e alle attività concrete messe in campo e in prospettiva per far fronte al problema del clima.

“L’emergenza climatica e le conseguenti risposte della politica, quali ad esempio il Green New Deal, devono necessariamente poggiarsi su capacità di analisi e competenze atte a concepire e realizzare progetti – ha sottolineato il presidente del CNI, Arrmando Zambrano -. Gli ingegneri, in questo senso, hanno, più di ogni altra categoria, le carte in regola per giocare un ruolo da protagonisti. Così come possiedono sensibilità, esperienza e conoscenze adeguate per farsi portavoce della necessità di affermare e diffondere una nuova cultura della prevenzione”.

“La lotta ai cambiamenti climatici rappresenta una priorità strategica per la Regione del Veneto ed è al centro dell’azione di governo della Giunta regionale – ha affermato Luca Marchesi, Direttore dell’area Tutela e Sicurezza del Territorio della Regione Veneto –. In questi anni, peraltro, il sistema pubblico e il sistema socio economico veneti hanno già ottenuto importanti risultati dal punto di vista del contrasto al cambiamento climatico. Per esempio, come ha recentemente certificato l’Istituto Nazionale per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), il Veneto ha raggiunto, con anticipo, gli obiettivi di riduzione della CO2 al 2030; e i forti miglioramenti apportati dal punto di vista della resilienza territoriale attraverso le opere di difesa idraulica hanno fatto sì che eventi meteo estremi come quelli degli ultimi anni abbiano comportato danni molto inferiori a beni e persone rispetto a quanto accadeva in passato. Naturalmente, l’impegno della Regione in questo ambito non si ferma qui e anzi è continuamente rilanciato e rafforzato – continua Marchesi –. Attraverso una collaborazione con ARPAV e con il sistema universitario del veneto, stiamo infatti lavorando per mettere a sistema, consolidare e rafforzare ulteriormente  i risultati di questi anni, costruendo attraverso la lettura dei dati e degli strumenti una analisi sistematica degli effetti dei cambiamenti climatici a scala locale, e per sviluppare su tali basi una strategia regionale di adattamento e mitigazione ampia e ambiziosa, pienamente coordinata con quella nazionale ed europea, nel quadro di riferimento dell’Agenda 2030”.

“La società odierna si basa su un’economia fortemente legata al ciclo del carbonio che per sua natura interessa direttamente o indirettamente pressoché tutte le attività antropiche – ha affermato Alberto Pivato del Dipartimento ICEA dell’Università degli Studi di Padova –. L’uomo con l’attuale stile di vita sta modificando, più o meno consapevolmente, le dinamiche di questo ciclo ed i cambiamenti climatici ne sono una conseguenza. In questo complesso sistema non esiste una ricetta semplice per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici; vi è, piuttosto, la necessità di una politica ambiziosa, coraggiosa e “rivoluzionaria” per certi aspetti che parti da alcuni presupposti fondamentali: l’effetto è globale; il tempo che abbiamo a disposizione è estremamente limitato; non tutte le azioni e le politiche ambientali sono uguali e deve essere definita una chiara politica delle priorità basata sulla quantificazione degli impatti”.

Enrico Carraro, Presidente di Confindustria Veneto, ha evidenziato: “Il cambiamento climatico è un’emergenza e deve essere contrastato con misure adeguate. Le imprese sono sempre più impegnate su questo fronte: l’Italia è il quarto Paese Europeo per indice di eco-efficienza e solo in Veneto ci sono 42.000 imprese green certificate. Questi numeri sono incoraggianti ma non bastano. Vanno individuate azioni efficaci che allo stesso tempo tengano conto della situazione e delle condizioni economiche, produttive ed energetiche in cui versa il nostro Paese, superando alcune resistenze ideologiche che riguardano lo sviluppo delle fonti rinnovabili, la termovalorizzazione, le estrazioni di gas. La vera sfida è quella di definire una strategia di decarbonizzazione che costituisca anche un’opportunità di crescita per il nostro sistema produttivo e a ben vedere le condizioni ci sono tutte a partire dall’ingente stanziamento di risorse messo a disposizione a livello comunitario e nazionale, PNRR in testa”.

Carlo Carraro, Presidente II Commissione ministeriale sull’impatto dei cambiamenti climatici su infrastrutture e territorio – Ministero delle Infrastrutture  e delle Mobilità Sostenibili, ha sottolineato: “La sfida è planetaria, ma ciascuno può e deve fare la propria parte e quindi anche la regione del Veneto. Questa transizione, sia essa energetica, ecologica, climatica, ma anche  sociale, culturale ecc. non porta soltanto benefici globali, ma incide anche sul nostro territorio. Affrontare il tema del cambiamento climatico significa anche affrontare il problema dell’inquinamento delle nostre città e questo significa risolvere simultaneamente l’uno e l’altro risparmiando, secondo i dati ufficiali dell’organizzazione mondiale della sanità, circa 60mila morti all’anno in Italia per infezioni polmonari legate all’inquinamento urbano. Di più: avremo dei benefici economici e pagheremo meno l’energia, un tema molto caro in questi giorni. Quindi accelerare parallelamente il processo di transizione e la risposta al cambiamento climatico ha sia dei benefici importanti di medio e lungo periodo sia enormi benefici di breve ed è questo l’altro motivo importante per cui anche il Veneto deve fare la sua parte”.

Andrea Ferrazzi, Rappresentante Parlamento italiano alla COP26 di Glasgow, ha aggiunto: “La nostra regione è chiamata ad essere in prima linea sulla  sfida dei cambiamento climatici. La tempesta Vaia, il fenomeno mai visto per intensità dell’acqua alta a Venezia, la tropicalizzazione degli eventi meteorologici estremi, sono segnali allarmanti che non possiamo più aspettare. Ridurre il consumo del suolo, abbattere l’inquinamento, attuare le bonifiche, trasformare la produzione e il consumo dell’energia. Il “Modello veneto” è chiamato a trasformarsi per reggere le enormi trasformazioni in corso. La tradizione ecologica è tanto necessaria quanto sfidante: vanno tenute insieme sostenibilità ambientale, sociale ed economica”.

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