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Ingegneri del Veneto: “In Veneto mancano stazioni appaltanti, rischio rallentamento dei lavori pubblici”

Dal primo luglio è entrato in vigore il nuovo codice dei contratti pubblici e con esso la regola in base alla quale gli appalti possono essere effettuati solo dalle stazioni appaltanti qualificate dall’ANAC. In Italia su un totale di circa 26mila stazioni appaltanti, solo circa 1.600 risultano qualificate a quella data e possono pertanto autonomamente dar corso ad affidamenti superiori ai 500mila euro.

“Merita attenzione, in tale contesto critico, anche la situazione del Veneto. Ad oggi, a quasi un mese dall’entrata in vigore della norma, secondo i dati presenti sul sito dell’ANAC, solo circa 150 stazioni appaltanti risultano qualificate. Un numero esiguo se si pensa che solo i comuni in Veneto sono 563 – afferma il presidente della FOIV – Federazione degli Ordini degli Ingegneri del Veneto, Paolo Gasparetto –. Il rischio di un forte rallentamento delle gare per l’affidamento dei lavori pubblici è concreto, con ripercussioni negative sulla messa a terra di importanti progetti”.

“Mancano soprattutto le realtà pubbliche e i comuni di piccole e medie dimensioni – aggiunge il segretario della FOIV, Alessandro Turchetto –, da sempre costituenti il tessuto connettivo e il motore dell’economia regionale, caratterizzata da realtà economiche e professionali di piccola dimensione. La conseguenza più probabile è che le poche stazioni appaltanti qualificate dovranno farsi carico anche degli affidamenti altrui, con un concreto rischio di congestione del sistema. Come ingegneri del Veneto, auspichiamo in tempi brevi,  che il processo di qualificazione subisca una forte accelerazione”.

Dal primo luglio, inoltre, è entrata in vigore la norma che potrà determinare l’esclusione dalle procedure di affidamento di buona parte dei professionisti, a causa della riduzione da dieci a soli tre anni dei requisiti professionali qualificanti. Criticità già evidenziata da FOIV: “Sulla base dei calcoli del Consiglio Nazionale Ingegneri, con questa nuova regola, i professionisti oggi sarebbero tagliati fuori dal 90% delle procedure alle quali, col vecchio requisito dei 10 anni, hanno partecipato – sottolineano Gasparetto e Turchetto -. Urge pertanto un Correttivo, soprattutto per quelle parti del codice che comporteranno l’esclusione dagli affidamenti pubblici della maggior parte dei professionisti. FOIV, in costante contatto con il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, assicura piena collaborazione nella individuazione delle proposte migliorative”.

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