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Intervento del sottosegretario all’Economia e alle Finanze Pier Paolo Baretta all’inaugurazione della sede di Banca Finint, Conegliano

Quando il Presidente Marchi, che ringrazio, mi ha gentilmente invitato, – invito che ho accolto con molto piacere – a partecipare a questa giornata, non avevo, ovviamente, previsto che la cerimonia odierna – la inaugurazione di una banca qui a Conegliano, nel cuore del Nord Est, del Veneto – coincidesse, ora più ora meno, con l’intervento pubblico, dello Stato italiano, per il salvataggio di altri due importanti istituto del Nord est: Veneto banca e popolare di Vicenza.

Ma la coincidenza aiuta la mia riflessione che si svolgerà su un semplice assunto: c’è banca e banca; c’è impresa ed impresa; c’è politica e politica; c’è giornalismo e giornalismo; c’è territorio e territorio.

In definitiva: c’è futuro o non c’è futuro!

La nostra economia sta, finalmente crescendo. Dopo anni bui, molto faticosi per la nostra economia, intravvediamo, come si dice, la luce in fondo al tunnel. Una luce ancora troppo debole, che non ci soddisfa. Soprattutto perché questa ripresa, che è certa ed è misurabile, non è ancora ben percepita soprattutto da coloro che più hanno pagato il prezzo della crisi: le famiglie e le imprese, in particolare quelle medie e piccole.

Il nostro primo compito, dunque, è rafforzare e diffondere questa ripresa e lo dobbiamo fare, innanzi tutto, favorendo gli investimenti ed i consumi. Ed ecco perché bisogna continuare sulla strada tracciata, ad esempio, da provvedimenti quali il super ammortamento e industria 4.0, o i bonus energetici, allargati fino all’80%, per la ristrutturazione degli alberghi e dei condomini, o il finanziamento di infrastrutture fondamentali. Ma questo sforzo pubblico, che dovrà privilegiare un ulteriore intervento sul cuneo fiscale (vecchia ed irrisolta piaga del nostro costo del lavoro) funziona se si inserisce in una struttura economica, produttiva e di servizi, capace, da un lato, di organizzarsi, rischiare, guardare avanti e credere (sì credere!) nel proprio territorio, nelle sue potenzialità. Quest’anno ricorre il centenario della nascita di Porto Marghera. Fa riflettere il pensare che 100 anni fa eravamo in piena guerra. Si sentiva, non troppo lontano, il rumore sordo dei cannoni. Eppure, dopo Caporetto, quando il futuro appariva impossibile, un gruppo illuminato di imprenditori decise di rischiare, di pensare già al dopo.

Oggi sentiamo il bisogno di quello spirito e dobbiamo riconoscere e sostenere chi ce l’ha!

Ebbene, diciamolo senza retorica, ma anche senza reticenze: qui siamo in questo caso! E ringrazio, di questo, Marchi e tutti voi. Nessuno vince da solo. Abbiamo bisogno di … “Capitani coraggiosi” e competenti, ma, insieme, di equipaggi motivati e preparati.

Certo, non si vince sempre. Le difficoltà, talvolta, ci accompagnano; ma bisogna saperle affrontare e, soprattutto, non demordere, non mollare e combattere sempre per superarle. Con fiducia e positività; con realismo e progettualità.

Questo modo di vedere le cose, di vedere la politica, l’impresa, la società, ha bisogno di una rete di servizi che sostenga una strategia di crescita e di benessere diffuso.

Questo è, anche, il ruolo primario della finanza, del credito: essere la struttura di servizio più prossima agli operatori economici; sostenerli e, soprattutto, aiutarli a scegliere e… rischiare insieme alle famiglie e alle imprese.

Per questo siamo qui oggi a inaugurare questa struttura finanziaria. Questa struttura finanziaria, con le sue caratteristiche e la sua, direi, “immersione” nel territorio Veneto e non solo.

Per questo, al tempo stesso, il decreto varato ieri – non posso non farvi riferimento – sulle due Venete era senza alternative.

Voglio solo ricordare, in questa sede, i capisaldi di questa complessa operazione:

> abbiamo tenacemente evitato il bail-in e, dunque, quello che sarebbe stato un danno irreversibile per l’economia veneta.

> Affidato gli asset ad un operatore nazionale (sottolineo nazionale!). Un operatore importante, che è risultato primo negli stress test di luglio scorso. Ma, soprattutto, il solo che si è presentato…

> Nessuna interruzione di attività e sportelli aperti stamattina;

> Nessun licenziamento e gestione solo volontaria degli esuberi.

> Rimborso al 100% degli obbligazionisti retail e senior; risultato che va ben oltre quanto previsto dal BS ed ottenuto col contributo di banca Intesa.

> esborso di importanti risorse pubbliche (5,5 mld ca) senza peggiorare i conti pubblici, perché utilizziamo, d’accordo con le autorità europee, quelle già stanziate per l’intervento precauzionale (che avremo preferito, ma che abbisognava di ca un miliardo di apporto di capitali privati, che non c’è stato!).

Può restare il rammarico di una mancata “operazione veneta”… Potremo discutere a lungo, e lo faremo, sulle responsabilità di gestioni irresponsabili; sugli errori fatti in questo ultimo anno (e ce n’è per tutti, per cui consiglierei prudenza nella ricerca di responsabilità a senso unico!); sulle occasioni perse, anche dal Veneto. Ma resta il fatto che, al dunque, non potevamo lasciare che fallisse un pezzo importante di economia e di risparmio, solo in apparenza, locale, visto che stiamo parlando del Veneto, che è una delle economie più importanti d’Europa.

Nel confronto tra quanto avviene qui oggi: la inaugurazione di un nuovo servizio di credito alla economia reale e quanto abbiamo dovuto fare ieri; nel confronto tra grandi opere, come, ad esempio, l’aeroporto di Venezia, che cito volentieri, il terzo d’Italia, tutto autofinanziato, e tante infrastrutture ancora incompiute o sotto inchiesta; nel confronto tra chi si assume la responsabilità politica di scelte, anche difficili, e chi specula su ogni scelta; in questo confronto, e nelle scelte che compiamo ogni giorno, sta il senso del nostro agire, del nostro dovere, del nostro senso civico.

Il Veneto ha legittimamente grandi ambizioni ed opportunità. E c’è un Veneto che sempre stato in grado di coglierle. Spetta, dunque, a tutti noi, insieme, adoperarci perché prevalga questo spirito.

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