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Gli hashtag nei social network: utilizzarli è sempre utile?

Oggigiorno gli hashtag sono così presenti nel mondo del web che quasi mai ci si domanda sulla loro ragion d’essere o sul loro corretto utilizzo. A ben vedere però, gli hashtag rappresentano un fenomeno non ignorabile, dotato di proprie leggi, di un funzionamento specifico e di uno scopo altrettanto definito. Sono i protagonisti dei social network più diffusi, vengono utilizzati da tutti noi con più o meno assiduità, in modo più o meno copioso, tuttavia raramente ci si ricorda che essi non sono uno strumento sempre uguale e immutabile; al contrario, gli hashtag godono di una “vita diversificata” a seconda del luogo del web in cui trovano dimora.

Pertanto, essere consapevoli della loro importanza e del loro diverso ruolo sui principali social network può essere di interesse e di aiuto a tutti coloro che ne fanno uso. Se volessimo partire dal principio, dovremmo dire prima di tutto che cos’è propriamente un hashtag. Un hashtag è un tipo di etichetta (tag) utilizzato come aggregatore tematico, che ha lo scopo di rendere più facile per gli utenti trovare messaggi su un tema o un contenuto specifico, ma anche di incoraggiare questi ultimi a partecipare alla discussione su un argomento indicandolo come interessante. La  popolarità degli hashtag è legata alla loro presenza su Twitter: trattandosi del primo social network in cui sono comparsi, Twitter è anche il luogo di nascita della loro funzione principale.

Quando si scrive un tweet, si utilizza il simbolo cancelletto (#) seguito da una parola chiave o di una frase pertinente per categorizzarle e permettere agli altri di vederle in tutta facilità nella ricerca di twitter; cliccando o toccando una parola sotto forma di hashtag compaiono infatti tutti gli altri tweet in cui è presente. Se probabilmente è noto a tutti l’utilizzo degli hashtag su Twitter, potrebbe essere più utile ricevere qualche consiglio su come farne un BUON utilizzo, dal momento che queste etichette influiscono molto sui risultati di ricerca proposti agli utenti, di conseguenza utilizzarli nel modo corretto può influire sulla propria visibilità online. Se si vuole che un hashtag funzioni correttamente, non bisogna aggiungere spazi o segni di punteggiatura e va tenuto presente che se si twitta da un account pubblico e si utilizza un hashtag, il tweet in questione potrà essere trovato dagli utenti che cercheranno tale hashtag. Inoltre è sempre preferibile, non utilizzare più di due hashtag per tweet.

In realtà il suo utilizzo per ottenere maggiore visibilità interessa soprattutto Instagram, al momento tra i social network più popolari. Nella scelta degli hashtag da inserire nei post pubblicati bisogna tenere in considerazione due importanti fattori: la pertinenza degli hashtag rispetto ai contenuti postati e la loro popolarità. Per la pertinenza, è poco corretto utilizzare quelli che sì sono popolari, ma con poca o nessuna attinenza con l’argomento affrontato: è infatti molto probabile che gli utenti che cercano contenuti su Instagram partendo da un hashtag siano interessati a quello specifico tema.  Per quanto riguarda la popolarità, invece, possiamo dire che più un hashtag è popolare, più utenti postano contenuti inserendo quella specifica etichetta (esempio fra tutti: #follow4follow): ciò significa che è possibile accrescere i like, ma più per un aumento di visibilità momentanea che per reale interesse del post. Per sapere quali sono gli hashtag più popolari del momento, esistono anche app e servizi web specifici che forniscono categorie divise per tema, così da agevolarne la ricerca e la fruizione. Instagram permette di inserire fino a un massimo di 30 hashtag per post, ma è caldamente consigliato inserirli con parsimonia, quindi solo quelli che hanno una certa attinenza con l’argomento della foto o del video che si sta per pubblicare. Infine da un po’ di tempo a questa parte, Instagram ha introdotto una nuova funzionalità che consente di seguire gli hashtag: una funzione molto comoda che permette di tenere sempre sott’occhio i contenuti più popolari riguardanti un argomento di interesse.

Potrebbe stupire che Facebook sia stato l’ultimo social che, nel 2013, ha introdotto gli hashtag . In linea generale, su questa piattaforma funzionano quasi come Twitter o Instagram, ma la loro utilità è ben più ridotta e quasi controproducente. Quando si crea un post o si condividono link, foto e altri contenuti, è possibile inserire una o più parole precedute da #; dopo la pubblicazione, i propri amici ci potranno cliccare sopra per vedere che cosa dicono altre persone sull’argomento. Essi si possono anche cercare nella barra di ricerca. Il sistema degli hashtag non cambia le regole sulla privacy di Facebook. Ciò significa che ogni iscritto potrà vedere nell’elenco dei post con una determinato etichetta solo i messaggi pubblicati dai propri amici o dalle persone che hanno scelto di rendere visibili a tutti i loro post, e questo vale sia per i profili che per le pagine.

Nei mesi subito successivi alla loro prima introduzione Facebook ha poi aggiornato e arricchito il sistema di alcune funzionalità già da tempo presenti su Twitter, come la possibilità di vedere gli hashtag più utilizzati e le discussioni più rilevanti sulla base delle persone che si seguono, ma sempre se sono inseriti in post di profili pubblici o condivisi dagli amici, perciò il loro campo di applicazione è più ristretto e limitato.

Una domanda sorge pertanto inevitabile: ha senso utilizzarli su questo social? La riposta è dibattuta e impossibile darne una netta, certo è che la loro utilità su Facebook non sembra essere comparabile a quella che essi hanno assunto altrove, in cui invece hanno senso e permettono di ottenere dei risultati concreti. Alcune ricerche hanno dimostrato che l’utilizzo di hashtag su Facebook causa una dispersione di attenzione nel pubblico; non a caso su una Fanpage  il coinvolgimento dei post con la loro presenza risulta inferiore.

Il loro uso su Facebook non va comunque abolito: in qualche occasione infatti, possono essere utili, dipende come vengo scelti e utilizzati. Una o due etichette può essere un buon compromesso. Oltre a limitarne l’uso, anche evitare hashtag lunghi e complessi può rendere più efficace la comunicazione: le parole più brevi e di impatto permettono infatti a chi legge il post di comprendere già al primo sguardo l’argomento trattato.

Inoltre un tipo particolare di etichette sono i “branded hashtag”, ovvero quelli che contengono il nome dell’azienda, magari accompagnato da un elemento descrittivo che consente di far riconoscere all’utente determinate iniziative social di quest’ultima, oppure, nel caso si parli di aziende di abbigliamento, una collezione specifica che si vuole lanciare.

Tra le più recenti leggi del web, figurano infine le etichette #AD, #advertising #suppliedby #giftedby, da inserire obbligatoriamente per tutti/e gli/le influencer per specificare che tipo di pubblicità stanno compiendo: se vengono pagati dal brand che ha chiesto di postare un determinato prodotto all’interno del profilo social, quindi una sponsorizzazione vera e propria, oppure se si tratta di un regalo da parte del marchio. In questo caso le misure di utilizzo sono molto chiare: bisogna obbligatoriamente inserire l’hashtag di riferimento altrimenti si rischia di incappare in guai giudiziari in quanto il pubblico o la community devono essere consapevoli della differenza tra offerta pubblicitaria (e quindi remunerazione) o semplice consiglio.

Insomma, un buon utilizzo di queste importanti etichette lo si attua se si conosce davvero il loro funzionamento. Per ottenere dei risultati credibili e duraturi all’interno dei social network vale la pena di tenere a mente questa regola: “pochi, brevi e immediati”. Solo così si potrà fidelizzare il proprio pubblico, altrimenti sarà solo una gara di acchiappa like temporanei.

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